IL FOTOGRAFO
IL RITRATTO COME PASSIONE
di Alessandro Curti
​
​
Diviso tra Milano e New York, Max Cardelli è indubbiamente uno dei capostipiti del ritratto italiano non solo nelle firme di moda, ma anche nella realizzazione di immagini seducenti, portatrici di un’emozione unica e capaci di entrare a contatto diretto con l’interiorità più recondita dello spettatore.
Lo abbiamo incontrato per una chiacchierata sul suo lungo lavoro e sulla sua carriera di fotografo: ci ha portati all’interno di un magico mondo, quello della fotografia di ritratto, fatto di emozioni, sentimenti e sensazioni uniche.
​
“Ho sempre in mente un’immagine davanti agli occhi quando scatto, si crea autonomamente nel momento in cui entro in contatto con il soggetto da ritrarre”.
​
Come e quando nasce la tua carriera di fotografo? Come si è sviluppata nel corso degli anni? Che progetti hai sviluppato e quali sono quelli a cui sei più legato?
Ho iniziato a fotografare molto presto, grazie a una Polaroid che mi è stata regalata: fin da subito ho cominciato a scattare ritratti dei miei amici e dei volti interessanti e affascinanti che mi capitavamo davanti. Poi mi chiudevo per giornate intere, finita la scuola, a sviluppare le immagini e a stamparle in un piccolo laboratorio.
Per la fotografia è stato, come si sul dire, amore a prima vista: ho da subito percepito una sorta di magia nella relazione tra un volto e il risultato fotografico.
La passione è diventata con il tempo professione: ho lavorato come fotografo per gare di moto cross ed eventi vari, poi ho conosciuto la moda, raccontando con grande passione storie di donne attraverso il ritratto.
Il progetto a cui sono indubbiamente più legato è quello sui 50 anni della rivoluzione castrista, che mi ha permesso di realizzare un grande reportage su Cuba e L’Avana in maniera discreta, quasi sussurrata, molto malinconica.
​
​
Con che strumenti lavori abitualmente?
Ho lavorato tantissimo con le macchine a lastra, sopratutto nei ritratti, perché mi piace raccontare i volti come se fossero delle cartine geografiche, con i dettagli curati al meglio e la massima informazione possibile all’interno dell’immagine.
Utilizzo comunque anche altri tipi di macchine, anche più semplici e piccole, dipende sempre dall’obiettivo che s’intende raggiungere. Svario dal medio formato alla 35 mm.
Insomma, utilizzo un po’ tutti i tipi di macchine.
​
Spiegaci il tuo amore per il ritratto, che cosa ti piace di questo genere? Ci sono altri tipi di fotografia che ti affascinano?
Il ritratto è come il primo amore, è la fonte principale della ricerca intima e personale.
Raccontare la bellezza attraverso la bellezza stessa di un volto è qualcosa di molto appagante; l’unicità di un viso rendere ogni ritratto unico e inimitabile, un’esperienza esclusiva e incomparabile.
Amo la fotografia in generale, perché trovo che l’esperienza estetica sia un percorso meraviglioso; per questo apprezzo moltissimo la fotografia di paesaggio e lo still life, ma il ritratto rimane la cornice fondamentale della mia sperimentazione. Non esiste nulla di più incredibile del volto umano.
​
Qual è il tuo criterio di selezione nella scelta dei soggetti da ritrarre e come ti rapporti con loro?
Per me è importante, anzi direi fondamentale, che i soggetti siano in grado di dare un’emozione a livello epidermico, che ti passino una scintilla attrattiva, che scatenino la mia curiosità.
Tendo a soffermarmi parecchio sui caratteri somatici, do molta importanza al fenotipo del soggetto, che dev’essere relazionato a un’idea di estetica che possa piacere.
Se non c’è interesse, non può esserci un risultato soddisfacente.
Il mio rapporto con i soggetti è molto distinto e discreto, fatto di poche parole ma di molta gestualità e di movimenti del corpo; è meglio non conoscere il soggetto prima di fotografarlo, perché questo potrebbe influenzare la resa dell’immagine.
Molto meglio scoprire le persone, la loro personalità e le loro sfaccettature durante la realizzazione della fotografia.
​
Che cos’è oggi la fotografia? Che peso ha sulla nostra vita quotidiana?
Ritengo che la fotografia non sia mai stata così importante, vitale e attiva come in questo periodo storico. Il mondo contemporaneo gira veloce e corre, così l’immagine fotografica diventa l’unico mezzo di comunicazione capace di affermarsi grazie alla sua istantaneità, a prescindere dalla nostra volontà.
Quando guardiamo un’immagine, questa rimane impressa nella nostra retina ancor prima che noi possiamo avere la facoltà di accettarla o meno.
La fotografia ha oggi un ruolo di grandissima responsabilità, soprattutto per noi che ci occupiamo di immagine ed estetica.